Evitamento esperienziale

Cosa si intende per evitamento esperienziale
Talvolta, alcuni pensieri, situazioni, persone, emozioni, ricordi, immagini, associazioni, ecc… possono generare sensazioni spiacevoli e dolorose. Quando ci troviamo ad esperire tali sensazioni negative, possiamo attuare una serie di comportamenti e processi che mirano a bloccare, fuggire e sbarazzarsi di esse. L’insieme di questi comportamenti e processi è definito evitamento esperienziale.
L’evitamento esperienziale può diventare un meccanismo che ci tiene in gabbia
Nel breve periodo, l’evitamento esperienziale può portare benessere e beneficio alla persona, ma nel lungo termine ne causa una sorta di blocco in un complesso di regole e convinzioni che non permettono di vivere una vita pienamente libera e soddisfacente.
Facciamo un esempio: la paura di guidare la macchina; inizialmente, per non affrontare questa paura, si attueranno degli escamotage, per esempio andare a piedi, usufruire dei mezzi pubblici, farsi accompagnare, non andare agli appuntamenti, ecc… . Nel breve periodo queste soluzioni procurano sollievo, ma nel lungo termine causano una sensazione di blocco, di incapacità e di dipendenza dagli altri per svolgere quei compiti che evitiamo. Quello che inizialmente sembra un percorso per stare meglio diventa una gabbia piena di regole e di paure.
L’evitamento esperienziale è un importante fattore di mantenimento di altri disturbi
L’evitamento esperienziale è il meccanismo cardine del mantenimento dei disturbi d’ansia. Più evitiamo di fare qualcosa che ci spaventa, più questo diventa ingombrante e invalidante nella nostra mente e più la nostra ansia aumenta. Una grande quantità di ricerche scientifiche rilevano che un alto livello di evitamento esperienziale è associato, oltre che ai disturbi d’ansia, anche a:
- eccessive preoccupazioni;
- ruminazioni;
- depressione;
- scarse prestazioni lavorative;
- abuso di sostanze;
- bassa qualità della vita;
- disturbo borderline di personalità;
- maggiore gravità nel disturbo post traumatico da stress;
- maggiori livelli di psicopatologia.
Inoltre, il tentativo di evitare la situazione, pensiero o ricordo doloroso ha l’effetto paradossale di aumentarlo (effetto di rimbalzo). Il pensiero diventa più forte e più frequente, la sensazione si auto-amplifica e si fossilizza di più nella mente.
Evitamento esperienziale e fusione cognitiva
Un altro meccanismo che si trova molto spesso insieme all’evitamento esperienziale è la fusione cognitiva.
Cosa significa? Per fusione cognitiva si intende quel meccanismo che fa rimanere invischiati nei nostri pensieri a tal punto che essi ci guidano e governano il nostro comportamento.
Tornado all’esempio di prima della paura di guidare, il pensiero “trappola” potrebbe essere, ad esempio, “non sono capace, farò un incidente”. Questo pensiero, anche se non è utile e magari nemmeno così veritiero, ci conduce nelle nostre scelte e ci limita nel comportamento più funzionale per noi di guidare per andare dove vogliamo.
Questi pensieri che portano all’evitamento diventano così presenti e indiscussi che diventano la verità assoluta dalla quale non riusciamo a prescindere.
Come facciamo a capire quando ci troviamo in una situazione di fusione cognitiva?
Vediamo quali sono le caratteristiche di questo tipo di pensieri:
- rappresentano per noi la verità assoluta, indipendentemente dal fatto che sia realmente vero oppure no;
- è visto come un comando, una regola che si deve seguire per forza, anche se in realtà si può mettere in discussione;
- anche se è un pensiero che riguarda un’esperienza passata sembra sempre presente e ripetibile, anche se tale esperienza probabilmente non accadrà mai più;
- è molto importante e richiede tutta la nostra attenzione, anche se abbiamo la possibilità scegliere quanta attenzione dargli;
- è una minaccia;
- non riusciamo a lasciarlo andare.
Noi siamo legati ai nostri pensieri e al nostro mondo interno fatto di ragionamenti, idee, ricordi e credenze però non dobbiamo credere a tutto quello che pensiamo o credere che sia la cosa giusta per noi; alcune volte sarebbe utile fare un passo indietro rispetto ai nostri pensieri e vederli per ciò che sono realmente, cioè parole e immagini.
Come facciamo a uscire dall’evitamento esperienziale e dalla fusione cognitiva?
Il contrario dell’evitamento esperienziale è l’accettazione esperienziale. Accettazione esperienziale significa che noi possiamo accettare di esperire l’esperienza sgradevole e fare lo stesso quello che è più utile per noi. Nel nostro esempio, al fine di rompere il circolo vizioso che si è instaurato con l’evitamento esperienziale, possiamo accettare l’ansia di guidare la macchina e farlo lo stesso. Visto così sembrerebbe difficile, complicato o addirittura impossibile da fare, proprio perché ci troviamo in una situazione di fusione con i nostri pensieri. Ma se noi invece di concentraci sui nostri pensieri e sensazioni negative pensassimo ai nostri valori?
- “Cosa per me è importante o utile?”
- “Guidare la macchina è importante per sentirmi autonomo. Anche se mi costerà sopportare l’ansia nel farlo, mi farà sentire una persona libera ed efficace, mi porterà dove voglio e non dovrò per forza chiedere di essere accompagnato o rimandare”.
Dobbiamo prendere coscienza che, invece di fonderci con i nostri pensieri, abbiamo la possibilità di vederli con più distacco (defusione).
La terapia cognitivo comportamentale nel trattamento dell’evitamento esperienziale
La terapia cognitivo comportamentale e ACT nello specifico, nel trattamento dell’evitamento esperienziale si fonda sui seguenti punti cardine:
- vincere l’evitamento esperienziale e la fusione cognitiva e portare il comportamento delle persone sempre più sotto l’influenza dei propri valori e obiettivi, affinché il paziente possa vivere meglio e sentirsi più soddisfatto e gratificato della sua vita;
- capire che il processo di evitamento e di fusione è un meccanismo mentale protettivo, che bisogna guardare con benevolenza piuttosto che con critica e giudizio; che si può accantonare o fare in modo che ci accompagni senza limitare la nostra libertà;
- passare dal “non ce la faccio” a “ce la posso fare anche se con ansia e paura”. Noi siamo capaci di sbrogliare i nostri nodi e possiamo farlo anche se ci costerà inizialmente paura e fatica, ma guardando lontano ci darà libertà e senso di efficacia.
L’aiuto del professionista guida in questo percorso e, riprendendo la paura di guidare, facendo una metafora, il professionista è il nostro secondo pilota che ci indica la strada migliore per noi, finché non la sapremo così bene e saremo così sicuri da farla da soli.
Tutto può cambiare, tutto si può trasformare e la mente umana è predisposta per l’adattamento verso il sistema più efficace e che ci possa dare maggiore benessere.
Come diceva Darwin: “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che si adatta meglio al cambiamento” e l’essere umano è l’esempio più rappresentativo di questo.
ansia benessere psicologico blog psicologia consulenza psicologica depressione evitamento fobie paura paura di guidare paura di non essere in grado paura di non farcela preoccupazione psicologa psicologia psicologo psicopatologia psicoterapeuta psicoterapia rimuginio ruminazione salute psicologica sedute online sostegno e ascolto sostegno psicologico