Il funzionamento mentale dei disturbi più comuni: breve excursus

In questo articolo faremo un breve excursus alla scoperta delle basi del funzionamento mentale dei disturbi più comuni.
Cominciamo subito!
DOC – Il disturbo ossessivo compulsivo
Questi pensieri non mi lasciano mai!!
In pazienti con disturbo ossessivo compulsivo, le ossessioni (pensieri, impulsi o immagini ripetitive e intrusive) provocano ansia e disagio. La persona che ne soffre cerca invano di allontanarle mettendo in atto in modo ritualistico delle compulsioni (comportamenti ripetitivi e non produttivi) per ridurre l’ansia o per prevenire eventi temuti.
Tali condotte sono comportamenti “neutralizzanti”, riparatori, predittivi o restitutivi in grado di ridurre l’ansia. Una comune osservazione tratta dagli studi su pazienti con disturbo ossessivo compulsivo, conferma l’ipotesi che i comportamenti associati a tale disturbo sono spesso aggravati da situazioni sociali stressanti. Questo suggerisce che tali condotte sono sensibili alle contingenze di rafforzamento sociale.
Le ossessioni producono ansia e portano all’utilizzo delle compulsioni per gestire la stessa. Le compulsioni, diminuendo l’ansia nel breve termine, diventano una strategia su cui la persona continua a fare affidamento. Per tale motivo iniziano a presentarsi sempre con maggiore frequenza. Il peggioramento delle compulsioni, però, aumenta a sua volta l’ansia e le ossessioni, innescando un circolo vizioso complesso.
Funzionamento mentale del disturbo da tic
Vorrei fermarmi ma non ci riesco e mi vergogno
Un tic è un movimento o una vocalizzazione improvviso, rapido, ricorrente, motorio e non ritmico. Rientrano in questa categoria anche la sindrome di Tourette ed il disturbo transitorio (DSM-5).
Nella sindrome di Tourette, la persona ha tic motori multipli e uno o più tic vocali (anche se non in contemporanea). Detti tic devono persistere da più di un anno. Questa sindrome esordisce prima dei 18 anni e non è spiegata da altre condizioni fisiologiche o mediche.
Nel disturbo persistente da tic, invece, i tic sono o motori o vocali, ma non entrambi. Si chiamano persistenti perché i sintomi sono presenti da più di un anno, anche se possono presentare brevi oscillazioni sintomatologiche. Invece, se i sintomi sono presenti da meno di un anno, si ha il disturbo da tic transitorio.
Qualora non fossero soddisfatte appieno queste caratteristiche, ci potremmo trovare di fronte al disturbo da tic con altra specificazione (es. quelli che esordiscono dopo i 18 anni) oppure al disturbo da tic senza specificazione. In quest’ultimo non è chiara la motivazione per cui non sia soddisfatta nessuna categoria del disturbo da tic.
Anche nei disturbi da tic gli eventi ambientali ne modificano l’intensità, perciò è importante conoscerli e studiarli. Conelea e Woods, in una review sul disturbo da tic, hanno elencato possibili fattori suddivisi in tre categorie principali, che potrebbero influenzare l’emissione di tic:
- Emozioni (ansia)
- Condizioni antecedenti (compiti accademici, conversazioni sul tic)
- Fattori conseguenti (ricevere attenzione, evitare il compito)
Funzionamento mentale della depressione
Niente ha senso, è tutto inutile
La depressione può essere definita come un’alterazione dell’umore unita al concetto negativo di sé, degli altri e del futuro. Tipico dello stato depressivo è la comparsa di alterazioni neurovegetative (anoressia, insonnia…) e il mutamento del livello di attività della persona (rallentamento o agitazione). Jacobson, Martell e Dimidijan svilupparono un protocollo di trattamento basato su intervento psicoeducativo sugli aspetti funzionali del comportamento depressivo.
Il continuo evitamento genera un circolo di inattività, di ritiro sociale e di inerzia che nega alla persona l’accesso e l’opportunità di situazioni e stimoli antidepressivi. Nel trattamento di questo disturbo, vengono identificati i fattori del mantenimento del disturbo. Inoltre, il paziente viene invitato a incrementare il numero di attività gradite e di interazioni con persone significative. Il paziente viene aiutato anche grazie all’insegnamento di alcune tecniche cognitivo comportamentali, come ad esempio il training dell’assertività, di rilassamento, di pianificazione e gestione del tempo, di problem solving e di fronteggiamento di situazioni avverse.
Funzionamento mentale dell’ansia sociale
Quando sto con gli altri sto sempre in imbarazzo e non ci voglio stare
L’ansia sociale è la marcata paura di una o più situazioni sociali in cui la persona si sente sotto il giudizio altrui. Questa paura può comparire anche quando si è osservati o quando si esegue un prestazione.
La persona che ne soffre pensa che agirà in modo tale che sarà poi valutata negativamente o che sarà umiliata o denigrata dagli altri. Perciò queste situazioni creano ansia anticipatoria ed evitamento in chi ne soffre.
Nei bambini la paura e l’ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di ira, con immobilizzazione, con aggrappamento alle figure di riferimento, con ritiro e isolamento o con mutismo.
Per avere una diagnosi di fobia sociale queste paure legate a situazioni sociali devono essere presenti da più di 6 mesi con conseguente compromissione di un’area importante della vita della persona (sociale, lavorativa, familiare…). Le situazioni sociali sono temute ed evitate oppure sopportate con ansia e paura intensa. Questa paura ed ansia deve comunque essere sproporzionata rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione e al contesto socioculturale.
Le tipiche manifestazioni somatiche che accompagnano il disturbo di ansia sociale sono: rossore in viso, tremori, palpitazioni e sudorazione.
Le persone con ansia sociale temono fortemente di apparire ansiose, di mostrare tali “manifestazioni somatiche” o anche rimanere in silenzio senza riuscire a parlare con gli altri, senza avere “la battuta pronta”. Tale sintomatologia può portare la persona ad evitare di partecipare a tutte le situazioni sociali, fino al totale isolamento, per il solo timore di provare imbarazzo.
Attraverso la terapia cognitivo comportamentale, con la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione allo stimolo temuto e l’insegnamento di tecniche di gestione dell’ansia, il paziente riesce superare la fobia e riprendersi la sua vita e la sua libertà.